Quando parliamo di orchidee il nostro immaginario corre a meravigliosi fiori esotici, invece crescono spontaneamente anche in Italia in moltissimi ambienti differenti, dove si contano ben 29 generi e 190 tra specie e sottospecie. Alcune di queste fioriscono anche in città, approfittando degli interstizi di incolto o di luoghi a loro favorevoli per le tempistiche di sfalcio, per il mancato calpestio o per l’impossibilità di essere raggiunte dagli animali selvatici che se ne nutrono e rappresentano un indicatore ecologico dello stato di conservazione dell’ambiente.
Roma è una città con diverse peculiarità: nonostante una antropizzazione plurimillenaria e una storia di continuo rimodellamento del territorio da parte dell’uomo, essa offre una straordinaria diversità biologica a più livelli. Inserita in un contesto mediterraneo, bioma che alle nostre latitudini risulta ricchissimo di specie animali e vegetali, Roma gode di un clima piuttosto favorevole che si traduce in un’elevata diversità in tutti gli habitat presenti nel contesto cittadino. Paradossalmente, lo sviluppo incontrollato degli insediamenti urbani a partire soprattutto dal secondo dopoguerra, così ben documentato nei testi degli anni Sessanta e Settanta di Pier Paolo Pasolini o di Italo Insolera, ha fornito le condizioni favorevoli ed inconsapevole per il mantenimento della biodiversità a livello cittadino.
L’espansione a macchia d’olio della città ha lasciato liberi dagli insediamenti degli spazi verdi incuneati all’interno della fitta matrice urbana. Questi spazi, che possono essere o di estensione modesta o ragguardevole, si espandono più o meno in tutte le direttive cittadine, creando una fitta rete ecologica urbana, parzialmente, ma abbondantemente protetta dal sistema di RomaNatura. Questo ha consentito la protezione di differenti habitat, dalle aree arbustive, alla macchia mediterranea del Parco Urbano del Pineto, ai boschetti di sughere del Parco dell’Insugherata, alla campagna romana del Parco dell’Appia Antica, fino agli ambienti di vegetazione acquatica della Riserva Naturale Valle dell’Aniene.
In questo mosaico eterogeneo di ambienti, non di rado è possibile trovare aree idonee alla crescita di numerose specie di orchidee. Questa famiglia botanica consta di numerose specie anche alle nostre latitudini, tutte con tuberi che crescono in terra e, per questo motivo, classificate come geofite. Le orchidacee possono essere considerate come degli ottimi indicatori ecologici perché la loro presenza dà informazioni sullo stato di salute del contesto in cui sono inserite. Questo per due motivi principali: il loro ciclo vitale molto lungo e legato indissolubilmente alla simbiosi micorrizica con funghi, ossia un’associazione simbiotica tra la radice dell’orchidea ed un fungo.
Ambienti stabili forniscono le condizioni affinché questo avvenga, contrariamente ad ambienti troppo disturbati; in secondo luogo, avendo le orchidee un tipo di impollinazione entomofila, cioè legata alla presenza di insetti che spostandosi da fiore a fiore trasportano il polline da un individuo all’altro, la loro presenza richiede complesse comunità di impollinatori. Maggiori sono le comunità di impollinatori, migliore è lo stato di salute di un sistema naturale. In generale, le orchidee presenti nel territorio romano sono specie eliofile, cioè amanti della luce. Si trovano perciò maggiormente in ambienti aperti, quali pratoni o piccole radure tra gli alberi.
Uno sfalcio eccessivo di questi prati oppure uno sfalcio effettuato in un periodo non idoneo, quale la fioritura, compromettono il ciclo vitale delle orchidee. Uno sfalcio delle aree verdi che prenda in considerazione l’ecologia di questa famiglia botanica sarebbe auspicabile soprattutto in questo momento storico, dove una vera transizione ecologica appare l’unica via percorribile.
Testo di Carlo Fratarcangeli